With great pleasure I took part on the jury of the XIII prize Marco Bastianelli for books published in Italy in 2016
The prize wants to highlight the protagonists of photography, the high quality of editorial project and meantime sustain selpublishing editions on limited editions that want to explore in critic way or/and territory research on border between photography, art, graphic and design.
Jury: Michela Becchis, Piergiorgio Branzi, Manuela De Leonardis, Matteo Di Castro, Antonio Politano, Luciano Zuccaccia, Elisabetta Portoghese Bastianelli.
PREMIO MARCO BASTIANELLI 2017
Terre spezzate. Il grande caos del mondo arabo di Paolo Pellegrin e Scott Anderson edito da CONTRASTO
Photographers have always wanted making photobooks, bound collections of their works or artistic challenge, from the birth of photography till now in a growing of innovation. While for some photographers the single print is considered the ultimate expression of their work, for many others the photobook is the most important and accessible vehicle for the wide spread communication of their vision. I want to tell about the story of photobook revealing the ways in which photographers have influenced each other’s work through their books. I have selected photobooks that, in my opinion, are among the most important artistically/culturally and structural, a choise that goes beyond the value of photographers.
Il libro fotografico di riferimento
Horacio Fernàndez , Fotografìa Pùblica 1919-1939, Ed. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid 2000
Martin Parr and Gerry Badger, Photobook a History Vol. I , Phaidon, Londra 2004
Martin Parr and Gerry Badger, Photobook a History Vol. II , Phaidon, Londra 2006
Martin Parr and Gerry Badger, Photobook a History Vol. III , Phaidon, Londra 2014
Ryuichi Kaneko e Ivan Vartanian , Japanese Photobooks of the 1960s and ‘70s, Aperture, New York 2009
Stefan Gronert, La Scuola di Dusseldorf , Johan & Levi, Monza 2010
Horacio Fernàndez, The Latin American Photobook, Aperture, New York 2011
Martin Parr e WassinkLundgren, The Chinese photobook from the 1900s to the Present , Aperture, New York 2015
Mikhail Karasik, The Soviet Photobook 1920 – 1941, Steidl, Colonia 2015
Manfred Heiting e Kaneko Ryuichi, The Japanese Photobook 1912 – 1990, Steidl, Colonia 2017
Il libro fotografico a partire dal XIX secolo
Honorè d’Albert, Voyage d’exploration à la mer mort, à petra et sur la rive gauche du jourdain, A.Bertrand, Parigi 1874
J.D. Whitney, The Yosemite book , J.Bien, New York 1868
William Fox Talbot , The Pencil of Nature, Longman 1844
Il libro fotografico nel XX secolo
Edward S.Curtis, The North American Indian,The Univerity Press, Cambridge 1908
Anton Giulio Bragaglia, Fotodinamismo futurista, Nalato Editore, Roma 1913
A.R. Patzsch, Die welt is schon, Kurt Wolff , Munich 1928
Alexander Rodchenko, Pro Eto I me, Gos Isd-vo,Mosca 1923
Walker Evans, American Photographs, The Museum of Modern Art, New York 1938
Atget, Photographe de Paris, E.Weyhe, New York 1927
Dorothea Lange, An American Exodus: a record of human erosion, Reynal & Hitchcock, NewYork 1939
Paul Strand, La France de profil, La guide du Livre, Losanna 1952
Henri Cartier Bresson, The Decisive Moment, Simon and Sschuster, NewYork 1952
René Burri, Die Deutscheen/ I Tedeschi, Frez & Wasmuth, Zurigo 1962
Momenti chiave del libro fotografico
William Klein, Life is Good and Good for you in New York, Editions du Seuil, Parigi 1956
Robert Frank , Les Americains , Ed. Delpire, Parigi 1958
Robert Frank , The Americans, Grove Press., NewYork 1959
Il libro fotografico in Europa
Ed Van Der Elsken, Sweet Life, Harry & Abrams Inc., NewYork 1966
Josefh Koudelka , Gypsies, Aperture, NewYork 1975
Anders Petersen, Cafè Lehmitz, Schirmer/Mosel, Monaco 1978
Il libro fotografico negli Stati Uniti
Lee Friedlander, Self Portrait, Haywire Press., NewYork 1970
Diane Arbus, Diane Arbus, Aperture, NewYork 1972
Garry Winogrand , Figments from the Real World, The Museum of Modern Art, New York 2003
Bill Owens, Suburbia, Straight Arrow Press, San Francisco 1973
Robert Adams, The New West, Colorado University Press., Boulder 1974
Lewis Baltz ,Park City, Artspace Press., Albuquerque 1980
Stephen Shore, Uncommon places, Aperture, New York 1982
Joel Sternfeld , American prospects, Times Books , New York 1987
William Eggleston, William Eggleston’s Guide, The Museum of Modern Art, New York 1976
Joel Meyerowitz , St.Louis and The Arch, New York Graphic Society, Boston 1980
Bill Burke, I want to take pictures, Nexus Press., Atlanta 1987
Il libro fotografico in Giappone
Ken Domon, Chikuhò no kodomotachi/The children of Chikuho, Patoria Shoten, Tokyo 1960
Hiroshi Hamaya, Yukiguni/Snow land, Mainichi Newspaper, Tokyo 1956
Ken Domon, Hiroshima, Kenko-sha, Tokyo 1958
Shomei Tomatsu, 11.02 Nagasaki, Shashindojin-sha, Tokyo 1966
Daido Moriyama, Sashin yo Sayonara/Bye Bye Photography, Shashin Hyoron-sha, Tokyo 1972
Eikoh Hosoe, Barakei/Killed by Roses, Shuei-sha, Tokyo 1963
Takuma Nakahira, Kitarubeki kotoba no Tameni/For a language to come, Fudo-sha, Tokyo 1970
Kikuji Kawada, Chizu/Maps, Bijutsu Shuppan-sha, Tokyo 1965
Nobuyoshi Araki , Senchimentaru na Tabi /Sentimental journey, Selfpublishing 1971
Masahisa Fukase, Karasu/Ravens, Sokyu-sha, Tokyo 1986
Hiromix , Girls Blue: Rockin’on, Rockin’on, Tokyo 1996
Rinko Kawauchi, Utatane/Siesta, Little More, Tokyo 2001
Miyako Ishiuchi, Mother’s, Sokyusha, Tokyo 2002
Il libro fotografico in Italia
Lisetta Carmi, I travestiti, Essedi Editrici, Roma 1972
Gianni Berengo Gardin e Carla Cerati, Morire di classe, Einaudi, Torino 1969
Ferdinando Scianna , Feste religiose in Sicilia, Leonardo da Vinci Edizioni, Bari 1965
Ugo Mulas, La fotografia, Einaudi, Torino 1973
Luigi Ghirri, Kodachrome, Punto e Virgola, Bologna 1978
Roberto Salbitani, La città invasa, Punto e Virgola, Bologna 1978
Mimmo Jodice, Suor Orsola, Mazzotta, Milano 1990
Antonio Biasiucci, Magma, Motta Editore , Milano 1998
La scuola di Dusseldorf
August Sander, Antlitz der Zeit/Face of our time, Kurt Wolff, Monaco 1929
Bernd e Hilla Becher, Anonyme Skulpturen, Eine Typologie teschnischer Bauten, Dusseldorf 1970
Candida Hofer, Biblioteche, Leonardo Editore, Milano 2005
Thomas Struth , Museum Photographs, Hans Belting, Amburgo 1993
Elger Esser, Veduten und Landsschaften, Schirmer/Mosel, Monaco 2000
Fotocrazia, Blog di La Repubblica del 24/12/2018 Foto o son testo? Vi propongo una sfida Adesso so cosa rispondervi, cari amici fotografi. Quando mi chiedete con dolce insistenza di scrivere una prefazione, una postfazione, una introduzione, insomma un testo per i vostri libri. Una richiesta che mi fa piacere, che trovo perfino lusinghiera, anche se non sempre riesco purtroppo a soddisfarla. Quasi sempre per motivi di tempo, qualche volta perché, e ve lo dico francamente, non credo di aver nulla di sensato da dire sul vostro lavoro, spesso distante dalle cose di cui mi occupo. Non amo scrivere di cose che non conosco e non capisco. Dicevo, adesso so cosa dire quando, purtroppo, devo rifiutare. So quali parole usare per non urtare la vostra sensibilità e gentilezza. Le vostre stesse parole. Quelle che forse pensate, ma non dite. E cioè, che un testo, nel libro di un fotografo, è un ospite ingombrante, spesso irritante, quasi sempre sgradito, da sopportare con un po’ di rassegnazione, addirittura da subire come una imposizione. Alcuni di voi le hanno dette apertamente, queste cose pensate che non si dicono. Devo ringraziare Luciano Zuccaccia, fotografo, che (senza peraltro dire la sua…) gliele ha cavate di bocca. Nel suo interessantissimo libro Un mondo di libri interroga una dozzina di fotografi rinomati, oltre a un paio di professionisti dell’editoria, sul loro rapporto con il libro come destinazione del lavoro fotografico. E in ogni intervista, con una assiduità che nasconde mi pare una punta di provocazione, piazza la domandina: cosa ne pensi del testo nei libri di fotografia? Bene, ecco quel che pensano. Son tutti più o meno d’accordo con Guido Guidi, che lo dice senza diplomazie: “Raramente sono utili e molte volte sono pretestuosi, quando non retorici e ingombranti. Nel ’68 eravamo più inflessibili e non volevamo questi pistolotti, poi ci siamo addomesticati”. Se potessero, ne farebbero a meno. Potendo, ne accettano il minimo sindacale. Gianni Berengo Gardin: “Sono convinto che i testi nei libri di fotografia debbano essere brevissimi, perché se sono troppo lunghi nessuno li legge”. Mimmo Jodice: “Se ci sono pochi testi, il libro risulta più leggero e godibile. Se me ne fosse data la possibilità farei un libro senza testi, senza note, senza biografie” Perché no? Perché non escono libri di pure immagini? Del resto ce ne sono stati, anche celebri come quello che Richard Misrach pubblicò nel ’79, senza neppure un titolo (c’erano autore editore galleria data e prezzo solo sul dorso). Periodicamente qualche editore che si stima rivoluzionario prova a lanciare una collana no words. Di solito chiudono in fretta. Senza testo, sembra brutto. Insomma il testo “ci vuole”, ma è mal sopportato, subìto, invasore. Vincenzo Castella: “… si va alla ricerca di un nome di richiamo, spesso voluto dall’editore, un personaggio che scriva un testo magari non attinente al resto del lavoro, talvolta noioso e che sembra andare bene per qualsiasi progetto”. Un po’ di piombo grigio all’inizio, perché aprire un libro senza neppure un “benvenuto, si accomodi” pare brutto. Il testo per dare un contesto. Poi magari c’è anche un po’ di ego. Del fotografo. Nicola Lorusso: “Certo che a volte capita di leggere dei testi pieni di elogi per il fotografo e di disquisizioni incomprensibili [che] mi fanno pensare a un certo complesso di inferiorità”. Il testo per dare un po’ di lustro. Roberto Salbitani: “I fotografi hanno spesso complessi di inferiorità verso le arti e questo comporta la ricerca del testo ‘patacca’, cioè dello scritto che suona la grancassa sulle qualità eccelse del fotografo”. Ma in questi casi il fallimento è garantito.Raffaela Mariniello: “In qualche modo il critico può anche gratificare il fotografo, ma capita spesso che non sia in sintonia con le immagini e l’opera fotografica”. Paolo Ventura: “Gli editori hanno la pessima abitudine di legare un testo a un racconto per immagini, spesso scritto da una persona che scrive una storia dal proprio punto di vista e che talvolta non coincide pienamente con il pensiero dell’artista”. Solo un intervistato, Giovanni Chiaramonte, rendiamogli onore noi uomini di parole, ringrazia gli autori dei testi dei suoi libri perché gli hanno dato “ragioni di cui io stesso none ro cosciente, compito che credo spetti al critico”. (Ma Chiaramonte fu, per qualche tempo, anche un editore…). Certo, se i testi sono scritti in critichese, in prefaziese, avete tutta la mia solidarietà comprensione e simpatia. Qualcuno ricorderà che di quello stile pantagruelico e vuoto siderale feci una antologia-parodia… Chissà se il compromesso giusto non sia quello di Antonio Biasiucci: “Nei miei libri i testi sono scritti da persone con le quali sento una vicinanza, persone di cui ho una profonda stima e di cui conosco bene il pensiero”. Sarà sufficiente? Non sembra comunque quello che sembra, un ossequio a una specie di legge editoriale? Mal sopportata, poco giustificata, quasi sempre inutile? Non esistono immagini che ci arrivino nude, non circondate da un contesto di pensiero che quasi sempre è espresso in forma verbale. Non esistono libri davvero senza titolo (quello di Misrach lo trovate in vendita comeUntitled Photography Book…), senza colophon (c’è una legge che lo impone), non si può impedire che un libro di sole immagini venga recensito (impedireeee? Ma no, recensiteci, recensiteci, anche se detestiamo le parole nei nostri libri, scrivetele nei vostri giornali….), che se ne discuta, che se ne parli. E allora? Vorrei chiederlo ad alcune gentili amiche che si sono dedicate a questa relazione pericolosa, fra testo e immagine, Federica Chiocchetti con il suo sitoPhotocaptionist o Simona Guerra col suo gruppo Fotografia e scrittura. Togliamo il velo a questa cortesia un po’ di maniera. Proviamoci. Diciamocelo in faccia, che noi di parola e voi di immagine siamo come acqua e olio. Scuotendo ben bene si può ottenere una emulsione. Ma non ci si mescola davvero mai. Oppure No? Apriamo un dibattito. O un duello. Noi diremo le nostre parole, voi mostrerete le vostre foto. Che succederà?